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CPR, l’attivista Tritto a 50 giorni di sciopero della fame

CPR, l’attivista Tritto a 50 giorni di sciopero della fame

CPR, l’attivista Tritto a 50 giorni di sciopero della fame

L’uomo, che vive a Palazzo San Gervasio (Potenza) a è in protesta contro le condizioni del Centro di permanenza per i rimpatri della sua città. Striscia la notizia si occupa della questione dal 20 gennaio 2023.

È arrivato a 50 giorni di sciopero della fame Maurizio Tritto, l’attivista di Palazzo San Gervasio che protesta per le condizioni del Centro di permanenza per i rimpatri (CPR) della sua città, in Basilicata. Tritto, sostenuto da molte associazioni locali e nazionali, chiede che il comune di Palazzo San Gervasio organizzi un Consiglio comunale straordinario e aperto per affrontare la questione del CPR, di cui si sono occupati diversi servizi dell’inviata Raje Bezzaz per Striscia la notizia. Nel primo di questi, andato in onda il 20 gennaio 2023, si documentava con immagini e informazioni esclusive una situazione che suscitava molti interrogativi. Nei CPR è difficilissimo entrare o anche solo introdurre la videocamera di un telefono. I centri in teoria non sono prigioni, servono per identificare e rimpatriare gli immigrati irregolari. Ma molti aspetti della loro gestione non convincono del tutto.

Cpr, il caso sollevato da Striscia attende risposte dalle istituzioni

Tritto, come altri attivisti che si sono impegnati per fare chiarezza sui CPR, in un’intervista rilasciata al Quotidiano del Sud oggi, 17 marzo 2023, riconosce che solo grazie a Striscia la notizia la vicenda di Palazzo San Gervasio ha avuto un’eco nazionale. Lui chiede all’amministrazione comunale della sua cittadina di avere risposte, ma finora – ha dichiarato – «non ha ancora proferito una sola parola». Ha detto Tritto al Quotidiano del Sud: «Il punto che sfugge agli amministratori del paese è che sulle vicende che si consumano all’interno di quelle mura dovrebbe essere fatta chiarezza quanto prima, non per pietà, ma per dovere istituzionale. Non posso fare a meno di descrivere tale modo di fare come un atteggiamento vergognoso». A dire il vero, sulla questione dei CPR, che sono dieci su tutto il territorio nazionale, si è steso un velo di silenzio squarciato solo da Rajae Bezzaz e pochissimi altri. Tra questi, l’onorevole Eleonora Vei, deputata di Europa Verde, che ha sposato la causa di Striscia la notizia ed è entrata con delle microcamere nel Cpr di Bari per documentare per noi la drammatica situazione al suo interno.

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