Durante la 35esima edizione del tg satirico, l’inviato è andato nove volte a Roma per consegnare altrettante statuette. Ne ha recapitate 14 a Milano, tre a Cologno Monzese negli studi Mediaset, due a Torino e a Genova e uno a Sanremo e a Bolzano.
Roma, Milano, Cologno Monzese, Torino, Sanremo, Genova e Bolzano. Sono i luoghi dove si è recato Valerio Staffelli per consegnare i Tapiri d’oro durante la stagione 2022-23 di Striscia la notizia. L’inviato ha percorso un totale di 14.500 chilometri in giro per l’Italia e ha recapitato 27 premi più altri cinque in versione extra large. Tra questi, uno alla Juventus dopo il clamoroso addio in massa del presidente Andrea Agnelli, del vicepresidente Pavel Nedved, del ceo Maurizio Arrivabene e dell’intero cda. Il 30 novembre Staffelli è andato a Torino, alla Continassa, il centro sportivo dei bianconeri, alla ricerca di qualche dirigente a cui consegnare il Tapiro d’oro gigante che si è portato. Poi l’inviato si presenta al quartier generale della società, con quattro trofei delle dimensioni normali. Ma di nuovo non ha fortuna e non si presenta nessuno a ritirarli. Decide allora di andare in centro a Torino per intercettare e intervistare i tifosi juventini.
Tapiri d’oro, quanti ne ha consegnati Valerio Staffelli in ogni città
Nel corso della 35esima edizione del tg satirico Valerio Staffelli ha raggiunto nove volte la Capitale per consegnare altrettante statuette raffiguranti il mammifero attapirato. Mentre ne ha consegnate 14 a Milano, tre a Cologno Monzese negli studi Mediaset, due a Torino e a Genova e uno a Sanremo e a Bolzano. Il primo della stagione, un Tapiro d’oro gigante, è stato portato a Roma il 27 settembre. L’inviato ha provato a recapitarlo all’allora segretario del PD Enrico Letta, dopo la sconfitta del partito alle elezioni politiche del 25 settembre.
Il 25 maggio è invece la data in cui è stato consegnato l’ultimo Tapiro. Questa volta il destinatario era Andrea Pucci, che Valerio Staffelli ha intercettato per parlargli di una falsa iniziativa di beneficienza messa in piedi da un finto volontario che chiedeva donazioni per i poveri sfruttando il nome del comico. L’inesistente “associazione” si chiamava “Pro Pucci” e operava fuori dal Teatro Nazionale di Milano.
