Rassegna Stampa

Antonio Ricci, siamo tutti un po’ tapiri
Chi

Antonio Ricci, siamo tutti un po’ tapiri

Antonio Ricci, siamo tutti un po’ tapiri

Antonio Ricci ha scritto un libro, Me tapiro (Mondadori), talmente ricco di aneddoti su Striscia la notizia e di ricordi che sembra fatto apposta per evitargli di rispondere alle interviste. È così? «L’ho fatto perché voglio entrare nel Guinness dei primati come il primo autore di libri che non va in tv a presentarli», scherza.

Domanda. In Me tapiro parla di Umberto Eco, Paolo Villaggio, Fabrizio De André, Giorgio Faletti, Enzo Trapani, Gero Caldarelli e altri amici che non ci sono più. Non le viene un po’ di malinconia?
Risposta. «Si, senza di loro, mi sento più solo».
 
D. Da quasi 30 anni, ogni sera, racconta la nostra società.
R. «Mi diverto sempre a farmi stupire e incuriosire dalla realtà. La settimana scorsa, per esempio, è venuto a trovarci un ragazzo nato sul web che si chiama “Saluta Andonio” di cui, colpevolmente, ignoravo l’esistenza. Come è potuto sfuggirmi?».
 
D. Lei ama i “mostri”. Piero Chiambretti, altro cultore della materia, sostiene che la cifra sta nella consapevolezza del personaggio.
R. «I grandi fenomeni sono quelli che non te lo fanno capire, come Mike Bongiorno o Emilio Fede. Loro hanno un grado di insondabilità elevatissimo, per cui hanno poteri superiori».
 
D. Parla di Striscia con toni quasi religiosi, si sente un guru?
R. «Al contrario, Striscia prende in giro tutte le costruzioni settarie o religiose, c’è una simbologia sacra che va interpretata in chiave dissacratoria. Più che la categoria del divino inseguo quella del diabolico, cioè del “dubbio” che minaccia ogni verità rivelata. Il messaggio è “diffidate di chi dice di avere la verità in tasca”».
 
D. Molti di quelli che avete attaccato negli anni sono spariti.
R. «Le dirò la verità: a noi, per il turpe lavoro che facciamo, i nostri “nemici” servono vivi, ci dispiace quando spariscono».
 
D. Nel libro ringrazia Beppe Grillo, che anni fa le chiese di fargli da autore. È colpa sua se è sceso in politica?
R. «In un certo senso sì. Una volta siamo andati da Vespa a commentare le elezioni: ha fatto il suo primo monologo politico e ha capito che funzionava, così ci ha preso gusto».
 
D. Per anni Drive in e le veline sono stati indicati come esempi di “sfruttamento” del corpo della donna in tv, che lei ha sempre contestato. Poi è scoppiato lo scandalo delle molestie nel cinema.
R. «A volte bisogna ascoltare la vulgata che individuava i bavosi fra registi e produttori. Poi ci saranno un sacco di persone serie, ma era buffo che per anni cercassero il male da noi. Ricordo di aver fatto il Concorso Veline dopo che Gabriele Muccino era venuto da me a fare i sopralluoghi per dimostrare che le ragazze erano scelte con metodi “polposi”. Se per fare il suo film si fosse guardato più vicino avrebbe anticipato i tempi di vent’anni».
 
D. Vera la leggenda che lei fa una predica alle nuove veline?
R. «Faccio questo discorso: “Guardate, qui nessuno vi deve molestare, se succede qualcosa me lo dite. Poi potete anche innamorarvi di qualcuno dello studio, dei conduttori, del Gabibbo, ma sappiate che, visto che credo nell’amore, farò in modo che l’anno dopo non siate più le veline perché il vostro amore sarà così grande che la prova sarà quella di rinunciare al vostro molo”. Ha sempre funzionato».
 
D. Si diverte molto a fare scherzi. Se non avesse fatto Striscia, avrebbe fatto Scherzi a parte?
R. «No, perché quelli sono tarocchi (ride, ndr)».
 
D. Lei quasi non mangia: per questo ha attaccato Masterchef, il reality di cucina in onda su Sky?
R. «Attraverso quella trasmissione si capisce l’opera di costruzione che fa la tv. Se dovessero prendere veramente i cuochi della domenica, la trasmissione finirebbe a prosciutto e melone. Così, per spettacolarizzare, prendono i cuochi professionisti».
 
D. Ha iniziato il suo attacco indovinando la classifica finale: è un veggente o ha dei bravi delatori?
R. «No, era il primo anno che Cracco non mi diceva chi avrebbe vinto (ride, ndr). Ho fatto un’analisi televisiva, ma ero il meno convinto di averci preso. Pensavo che Sky avrebbe rimontato il finale pur di smentirmi. Ma non lo fece».
 
D. Quale suggerimento darebbe a Fabio Fazio dopo il calo degli ascolti?
R. «Gli suggerirei solo di tornare a Raitre. Il danno maggiore è che, per far brillare Fazio su Raiuno, la domenica sera hanno spento Raidue e Raitre, così Mediaset e La7 possono brindare, vedi Giletti».
 
D. Marco Travaglio ha attaccato il GF Vip dicendo che i concorrenti sono degli sfigati che mostrano il peggio di sé. Secondo lei, quelli che vanno a litigare nei talk show politici sono “mostri” a loro volta?
R. «I talk show politici hanno due derive: una che proviene dal Processo di Biscardi, l’altra dai reality. Eravamo arrivati a un punto in cui, nella rubrica I nuovi mostri, finivano ai primi posti le liti dei programmi politici piuttosto che quelle dei reality. Oggi, invece, nei talk politici si dorme per la noia e fra i “mostri” sono tornati Malgioglio e Cecilia Rodriguez».
 
D. Ha svelato che Fiorello stava per condurre Striscia, ma poi la cosa non andò in porto. Che cosa pensa del suo tentativo di “sparizione”?
R. «Secondo me ha trovato una misura lavorativa che forse non Io appaga del tutto, ma lo fa stare bene, che è quella di apparire in modica quantità. Ma non può scappare a lungo, sa fare bene troppe cose perché la tv lo lasci in pace».
 
D. Finiamo con la domanda che ama di meno: lei è felice?
R. «Lo ero fino a questo momento. Devo dire “sì” altrimenti mi tocca argomentare (ride, ndr)».
 
D. I proventi di Me Tapiro andranno al gruppo Abele di don Ciotti, una comunità di recupero per tossicodipendenti e persone con storie difficili alle spalle.
R. «Sì, penso che tutti noi andremo a finite da don Ciotti: nel mio intento benefico c’è un conflitto di interessi». 
 
(Chi/Valerio Palmieri, 22 novembre 2017)

Ultime dalla Rassegna

vedi tutte