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Corriere della Sera

Vittoria Ricci: «Dalla De Filippi a Jovanotti, poi papà mi ha voluta a Striscia. Giambruno? Colpo stupendo. Ho un debole per Gerry Scotti»

Vittoria Ricci: «Dalla De Filippi a Jovanotti, poi papà mi ha voluta a Striscia. Giambruno? Colpo stupendo. Ho un debole per Gerry Scotti»

Il Corriere della Sera intervista Vittoria Ricci, da nove anni al Tg satirico. Dal museo di Striscia alle Veline, dal Tapiro ai consigli di Fernanda Pivano, al regalo che ha ricevuto dal padre: «La libertà, dentro e fuori Striscia».

Dal Corriere della Sera del 27 dicembre, l’intervista completa a Vittoria Ricci, di Elvira Serra.

Leviamoci il pensiero: è raccomandata?

«Certo! È la verità! Ma essendo la figlia del capo, ho dovuto lavorare il triplo per ottenere la fiducia di chi collabora con lui da più di 30 anni».

Vittoria Ricci non manca di autoironia. Ha 35 anni ed è la secondogenita del papà di Striscia la notizia, dopo Alessandra, 38, e Francesca, quasi 30. Triennale in Relazioni pubbliche e pubblicità con una tesi in Economia politica sulla crisi del mercato musicale, agli inizi si è occupata, tra le altre cose, della logistica del tour di Jovanotti negli stadi: «Lì ho imparato a risolvere i problemi prima che si presentassero». Ma il vero «militare», come dice lei (non a torto), lo ha fatto con Betty Soldati, nelle produzioni di Maria De Filippi: «Mio padre mi ci aveva mandato per dissuadermi». Da nove anni lavora al «Tg satirico più seguito d’Italia», in un ufficio disordinato, con i tubi di scarico nella colonna alle sue spalle, due Madonne che la proteggono — una con lo Xanax, l’altra con il Baygon —, una foto di Emilio Fede e una di lei bambina con il Gabibbo. Questa è la sua prima intervista.

Glielo chiese suo padre Antonio Ricci di lavorare qui o fu lei a farsi avanti?
«Me lo propose lui, per occuparmi del museo di Striscia: avevo 26 anni».

Il museo meriterebbe un articolo a parte, tra Gabibbi, Tapiri, memorabilia televisive, querele, 1.750 schermi che trasmettono ognuno una puntata diversa del programma andato in onda la prima volta il 7 novembre 1988 su Italia 1: dati per persi, li ha recuperati Vittoria durante lunghe sessioni nei magazzini Mediaset di Pioltello e Cologno Monzese. Di fatto, ci troviamo nell’unica permanente al mondo dedicata a uno studio televisivo, dove dal lunedì al venerdì può entrare il pubblico del programma o, su prenotazione, scolaresche e studenti universitari (è stata Vittoria a ripristinare le visite). Il suo ultimo «tocco» è il murale di 27 metri per 5 di Lapo Fatai, che accoglie fuori i visitatori, nell’unico edificio degli studi Mediaset con un tendone da circo al posto del tetto. Le pareti interne sono state decorate dallo stesso graffitaro: riproducono in chiave tapiresca e gabibbesca i capolavori dell’arte.

Che tipo di contratto ha?
«Io lavoro per papà, non sono dipendente Mediaset. E faccio da trait d’union tra produzione e autori. Sono la tuttofare. Gira perfino una mia foto che pulisco i pavimenti».

Il primo incontro con il Gabibbo?
«Avrò avuto 4 o 5 anni, non sapevo che fosse animato da una persona, Gero Caldarelli. Piansi disperata dalla paura».

Le sue veline preferite?
«Mito: Canalis e Corvaglia, Nargi e Caracciolo. Ma sono più legata a Mikaela Neaze Silva e Shaila Gatta: ci ho lavorato fianco a fianco per 4 anni».

Vi frequentate?
«Finché sono in carica preferisco di no».

Vittoria e Antonio Ricci
Vittoria e suo padre Antonio Ricci

La coppia di conduttori?
«Mi piacciono i nuovi, Sergio Friscia e Roberto Lipari. Naturalmente sono affezionata a Ezio ed Enzino. E ho un debole per Gerry Scotti».

E per Staffelli no?
«Ma se ho una perversione! Negli spot per i 30 e i 35 anni di Striscia, che ho curato io, l’ho fatto vestire da donna!».

Nello spot c’è una scena orrenda in cui il finto Vespa fa cadere i suoi nei in una torta!
«Quella è proprio farina del mio sacco, la mia scena preferita: la sintesi della nostra politica. Bruno Vespa truffa i politici togliendosi i nei e mettendoli come decorazioni della torta che, servile, porta al loro tavolo. I politici, troppo ingordi per accorgersene, si strafogano goduti».

Beppe Grillo è come uno zio per lei?
«No. Di Beppe ho bei ricordi di qualche vacanza, dei dispetti che ci facevamo con il figlio: eravamo due teppisti».

Ciro?
«La ringrazio, ma Ciro è troppo più piccolo di me. No, Matteo: il figlio della moglie».

Le dispiace per la vicenda che ha travolto Ciro?
«Mi dispiace per la vittima, se è così. È difficile esprimere un giudizio finché non si fa chiarezza. Però bisogna mettere dei paletti, altrimenti vale tutto. Il durissimo interrogatorio a quella ragazza l’ho vissuto come un’altra violenza».

Ed è giusto consegnare il Tapiro a una donna tradita? Mi riferisco ad Ambra.
«Perché no? Un paio di mesi prima lo avevamo consegnato a Diletta Leotta, che era in crisi con il compagno: nessun polverone».

Si espose Jolanda, la figlia.
«Lei mi ha fatto tenerezza nel video in cui disse: “Io sono la figlia brutta”. Ma rispetto a chi? A me sembra bella».

E con Baglioni com’è finita?
«È incredibile che il libro Tutti poeti con Claudio in cui Striscia mostra le somiglianze tra le sue canzoni e i testi di altri sia ancora sotto sequestro! Dal nostro sito era stato scaricato più delle copie vendute del Premio Strega».

Cos’ha preso dai suoi?
«Da entrambi, un forte senso del dovere e del lavoro. Dalla mamma, la grandissima capacità organizzativa e la generosità. Dal papà, una sana irriverenza, l’essere polemica e dispettosa, però in maniera divertente, non cattiva».

Un ricordo bello?
«La prima volta che mi hanno portata a Londra, avevo 8 anni. Ero una fan scatenata delle Spice Girls, che usavano le zeppe, e mia madre proibì a mio padre di comprarcele. Ovviamente ci portò a Carnaby Street e ce le comprò».

Antonio Ricci è musicista.
«Ha un passato da rockstar e una meravigliosa collezione di chitarre di cui è molto geloso. Da piccola mi metteva le basi e cantavo le canzoni di Caselli, Nada, Patty Pravo».

Delle critiche che gli fanno, quale la ferisce di più?
«Non mi dispiace solo, mi incattivisce proprio sentir dire che è vendicativo».

Sapeva di Giambruno?
«No, e… l’ho trovato stupendo. Il papà ha sempre delle sorprese per tutti. Si diverte ancora a fare il suo lavoro!».

È fidanzata?
«No, ma avrei dovuto ascoltare Fernanda Pivano, quando mi diceva che dovevo sposarmi con uno ricco, farmi mantenere e non lavorare né studiare mai».

L’ha frequentata?
«Sì. Grazie al papà ho avuto la fortuna di conoscere personaggi da Fernanda a Dori Ghezzi, da Carlin Petrini a Renzo Piano. Immensi, divertenti: a cena con loro capisci che hanno qualcosa in più».

Lascerebbe «Striscia»?
«Solo per il tour mondiale dei Coldplay e di Beyoncé».

E a suo padre come lo spiegherebbe?
«Ma è per acquisire nuove skills sulla logistica, ovvio!».

L’ultimo regalo che gli ha fatto?
«Super Mary, una Madonna baffuta stile Mario Bros. Gli è piaciuta moltissimo».

E lui a lei?
«La libertà, dentro e fuori Striscia. È il regalo più bello».

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