Guide turistiche meno preparate nel futuro e un vuoto legislativo per quelle che praticano la professione all’interno dei siti archeologici più importanti, che deve essere colmato in fretta. Tornano a protestare le guide di tutta Italia contro l’Intesa Stato-Regioni che ha intenzione di regolamentare la materia e che propone una guida unica nazionale. L’appuntamento è per questa mattina davanti al Ministero dei Beni Culturali. E la contestazione, spiega Francesca Duimich della Federagit-Confesercenti, riguarda sia il merito che il metodo dell’Intesa. «Innanzitutto non si è mai visto che al posto della legge si voglia disciplinare una norma così delicata come quella della guida nazionale con l’Intesa Stato-Regioni. Poi contestiamo anche il merito: si vuole estendere a livello nazionale un regolamento vigente nella regione Toscana che prevede l’esistenza di corsi alla fine dei quali ci sarà un esame con una commissione per di più privata». Dall’approvazione dell’Intesa, dunque, partiranno corsi per svolgere la professione in tutta Italia e gli esami di abilitazione saranno in mano ad Enti privati. Rischio inciuci? La Duimich spiega che è già successo e che il fatto è stato documentato da Striscia la notizia, di recente, in un ampio e dettagliato servizio. In pratica, erano stati “regalati” dei tesserini attestanti l’idoneità di guide turistiche ad alcuni coreani che questi corsi non li avevano neanche svolti grazie alla compiacenza di un’esaminatrice interna alla commissione, coreana anche lei. La protesta, sebbene organizzata nella sede del Ministro dei Beni Culturali non è però contro la persona di Franceschini, ci tiene a sottolineare la Federagit. Anche perché il Ministro ha preso tempo e ha rimandato a data da destinarsi la firma di questa norma. Fermare il percorso avviato, tuttavia, sembra piuttosto difficile, ma la protesta di questa mattina ha almeno l’obiettivo di aprire un dialogo che fino a questo momento è apparso impossibile. A complicare la situazione ci si è messo il vuoto legislativo per le guide che esercitano in particolari siti archeologici, come Roma ad esempio, che ora non godono più di una regolamentazione adeguata per via di un ricorso, accolto dal Tar, contro la norma che limita requisiti e criteri per svolgere la professione all’interno di questi siti. «Insomma siamo vivendo una situazione di completo caos e rischiamo in futuro di avere guide molto meno preparate di oggi. Questo è un mestiere difficile, occorre studiare e conoscere, ne va di mezzo la storia del nostro prezioso patrimonio storico e artistico». La protesta, infatti, è anche per fare in modo che la professione di guida venga considerata una professione intellettuale; la sua qualificazione professionale, in poche parole, deve essere di alto livello. «Riteniamo che il titolo di studio per l’accesso all’esame debba essere almeno una laurea triennale – incalza la Duimich – non certo corsi obbligatori lasciati disciplinare da Enti Privati. Per questo Federagit chiede esami di abilitazione svolti mediante bando pubblico». Ma non solo. Si sta diffondendo la tendenza ad avere guide turistiche che non parlano bene l’italiano. Un’assurdità, secondo gli organizzatori della protesta di oggi, che deve essere impedita attraverso «la scelta di candidati di madrelingua non italiana che abbiano però padronanza della lingua». Appuntamento questa mattina dalle 11 alle 14 in via del Collegio Romano, ma le guide promettono «non sarà l’ultima volta se non si farà marcia indietro su questa norma».
(Il Tempo/Damiana Verucci, 9 gennaio 2018)