Il creatore di Striscia si confessa nel libro “Me tapiro” «Vogliamo essere piccioni, non statue. Quella volta che Grillo mi presentò a Mario Soldati come Scorsese»
Vita, opere e (forse) miracoli di Antonio Ricci sono contenuti nel volume “Me tapiro” appena uscito da Mondadori. Il creatore di Striscia la notizia racconta il mondo visto dagli occhi del Gabibbo.
Nel libro lei dice: «Non mi piacciono le cose che stanno su un piedistallo». Ma non rischia anche lei, insieme con Striscia, di salirci sopra? Ormai Striscia è un’istituzione e lei è considerato quasi come un padre della patria…
«Uno dei modi per salvarsi è non andare mai in tv. Al massimo mi presento per prendere un premio e poi scappo subito. L’importante è non andare in giro nei vari salotti a raccontarsi, altrimenti da persona si diventa personaggio. Noi non vogliamo essere statue, ma piccioni: il conflitto di interesse tra statua e piccione è la nostra garanzia».
Come fu che finì a fingere di essere il fratello di Julio Iglesias?
«Eravamo alla Mostra internazionale della musica leggera a Venezia. Ero appena tornato dagli Usa tutto abbronzato e mi ero appena tagliato la barba che avevo dal ’67. Nessuno mi riconosceva. Ne approfittavo biecamente: mi mettevo alle spalle dei miei conoscenti e li insultavo in modo feroce, stentavano a riconoscermi. A Venezia, dunque, Beppe Grillo vede Kate Bush e mi presenta come il fratello di Julio Iglesias. Così mi metto a cantare “Babooshka” insieme con lei su un pianerottolo del Danieli. Abbiamo anche ballato. Il fatto è che Beppe aveva cominciato a presentarmi come “il più giovane preside d’Italia”, ma nessuno ci credeva, e allora inventava. A Mario Soldati disse che ero Martin Scorsese. Cominciammo a parlare. Soldati aveva casa a Tellaro e si meravigliò di come Scorsese conoscesse alla perfezione tutti i posti di Montale, a cominciare dalla punta del Mesco».
Lei è scaramantico? Nel libro racconta dell’episodio della statua di Padre Pio, che Renzo Piano nascose in un cassettone della barca da lui progettata. Poco dopo si verificò uno strano episodio: l’albero dell’imbarcazione crollò di colpo…
«Non ci credo. Ma spesso uso la sfiga in modo strumentale. Se, per esempio, viene ospite Barbara D’Urso, le faccio dire che da noi la camicetta a righe porta sfortuna, e lei corre a cambiarsi. Oppure quando con un ospite non ci si riesce a mettere d’accordo su qualcosa, la minaccia di terribili disgrazie – tutte naturalmente riferite esclusivamente ai nostri studi – risolve ogni questione».
Grillo fece anche uno scherzo terribile a Bongiovanni, il leggendario patron del Derby…
«Attraverso degli amici gli fece credere che nel locale sarebbe venuto Woody Allen, a titolo gratuito, per uno spettacolo a favore dei pellerossa. Woody Allen però voleva che fuori dal locale ci fosse una vera tenda indiana, e Bongiovanni la fece realizzare…».
Riusciste anche a far fare a Emilio Fede un balletto…
«Avevamo appena finito Fantastico ma non ci eravamo ancora resi conto dell’impatto che la trasmissione aveva avuto sul pubblico. Una sera siamo al ristorante e vediamo Emilio Fede che addirittura si alza e viene verso di noi. Un avvenimento! Beppe mi presenta come un giovane manager della Bic. Dice che stiamo lanciando la Nero di China e stiamo scegliendo dei testimonial per le discoteche. Il primo è Bernacca, che fa dieci minuti di previsioni, scritte naturalmente con la Nero di China, e infine, come numero artistico finale, suona il violino. Io dico a Fede che lui potrebbe essere un testimonial ben retribuito, però anche la sua partecipazione deve finire con un’esibizione artistica. Sa suonare? No. Sa cantare? No. Ma almeno sa ballare? Certo, dice lui, e improvvisa un balletto lì nel ristorante».
Con Bonolis lei è molto duro: dice che «è più spietato di Donato Bilancia».
«A Domenica In aveva taroccato l’intervista al serial killer, che, tra l’altro, frequentava la stessa piazza di Genova di Beppe Grillo, che infatti lo conosceva. Bilancia è un logorroico, invece Bonolis aveva tagliato l’ultima risposta e aveva commentato in video: “Questa è una domanda alla quale il serial killer non ha saputo dare risposta”. Bonolis è bravissimo in tv quando c’è da creare un clima di simpatico casino, quando invece tenta di darsi un tono è stucchevole».
È vero che Fabrizio De Andre avrebbe voluto entrare nel costume del Gabibbo?
«Non so perché, ma amava le canzoni del Gabibbo. Lo facevano ridere. Ma nel costume non poteva entrare: era troppo alto, me l’avrebbe sfondato».
(Quotidiano Nazionale/Piero Degli Antoni, 13 novembre 2017)