Dal Corriere della Sera 11 giugno 2022 di Giuseppe Guastalla.
Intervista all’autore di «Striscia»: «Il cantante soffre di amnesie verso le fonti. Alcuni dei suoi fan mi augurano la morte. Lui mi ha già denunciato due volte senza successo»
Antonio Ricci, perché Striscia ce l’ha con Baglioni?
«È lui che ce l’ha con noi. Io, sano ragazzo che negli anni 70 era impregnato di impegno, mi sono trovato canzoni come “Passerotto non andare via…” e “Accoccolati ad ascoltare il mare…”, che facevano illanguidire i giovani Gasparri e Sallusti. Ho avuto una reazione democratica. Sono versi osceni (ride), una cacofonia che lede il buon gusto dell’Alto Cantautorato di Qualità italiano (ride ancora, ironico). Questi sono proprio versi suoi, non li ha “pinzati” da nessun altro poeta».
Osceni? Un’altra parola?
«Osceni. Se io negli anni 70 avessi detto ad una mia fidanzata “passerotto non andare via”, ella mi avrebbe spaccato la faccia».
È una canzone degli anni 70. Questione di gusti, che è diverso dall’offendere qualcuno accusando di plagio o di copiare, come dice il gip.
«Noi non abbiamo offeso nessuno. Abbiamo raccolto e verificato le segnalazioni di spettatori e fan pentiti. I giudici stabiliranno se siamo nei limiti della satira. Per me si tratta di una manovra intimidatoria di Baglioni nei confronti di una libera trasmissione. È una questione di libertà. Tutto si può toccare, tranne il divino Baglioni? E no! La satira è essenziale nel viver civile. Tutto quello che c’è nel libro è vero. E poi non lo abbiamo accusato di plagio, ma più elegantemente di amnesia verso le fonti».
Un pm e un giudice sospettano il contrario.
«Scrive nel 1957 Lec (scrittore polacco, ndr) “…ci sono zebre che starebbero anche in gabbia pur di passare per dei cavalli bianchi…”. Canta nel 1999 Baglioni “…viviamo come zebre e poi, rinchiusi dietro gli steccati, illusi di sembrare dei cavalli bianchi…”. Ma è evidente che non si tratta di un plagio. Baglioni le sue zebre le chiude dentro uno steccato, mica in una gabbia come quel banale di Lec».
Vi siete occupati di lui in decine di trasmissioni. Un po’ ripetitivi!
«Il materiale è infinito. Ne avremmo potute fare tante di più. Anche lui è seriale e ripetitivo. Mi ha già denunciato altre due volte senza successo».
Lo farete anche con altri?
«Lo abbiamo fatto con Zucchero e su altre cose. Ora mi immagino un grande processo davanti alle telecamere di “Un giorno in pretura” dove Baglioni dirà: “Non sono solo io, hanno “pinzato” anche Tizio, Caio, Sempronio e Ciccio”. Sarà uno spettacolo».
Non è lui che si dovrà difendere, dovrete farlo voi.
«Per noi da sempre (ride) le denunce sono medaglie al merito. Il sequestro (serio) è una cosa importante».
Lo avete paragonato al Lurch della «Famiglia Addams».
«Penso che il giudice non sappia che durante un festival di Sanremo Baglioni si è presentato in scena facendo Lurch (ride). Dovrebbe autodenunciarsi».
A proposito di Sanremo, l’imputazione dice che avete accusato Baglioni di aver copiato alcuni sketch di cui, però, non era l’autore.
«Era il direttore artistico, aveva responsabilità su tutto quello che andava in onda e ha anche interpretato gli sketch. Io sono il direttore di Striscia e quello che va in onda è colpa mia. Il giudice vedrà e giudicherà».
Lei è l’autore di Striscia, allora Iacchetti, Greggio e il mago Casanova, pre indagati, sono «vittime» sue?
«Certo, li plagio e li minaccio fisicamente (ride)».
Non è che prendersela con Baglioni, che ha un enorme seguito, alla fine dei conti serva a portare audience?
«No. Anzi, porta odio. Alcuni fan di Baglioni, che uno immagina romantici e dediti a “Peace and love”, mi augurano la morte tra atroci tormenti. C’è anche chi ha detto che lo criticavamo perché faceva grandi ascolti in Rai. Non è vero, abbiamo continuato a farlo anche quando ha lavorato su Canale 5 con pochi ascolti. A parte del pubblico anche questi pomposi spettacoli sono piaciuti, a me è sembrato di assistere ad una replica di un funerale dei Casamonica. E spero che i Casamonica non mi denuncino».