MILANO Una coppia rodatissima — Ezio Greggio ed Enzo Iacchetti, dietro il bancone per il 24esimo anno di fila —; due veline nuove e già arrabbiate — la napoletana Shaila Gatta ha scherzato sul fatto di essersi indispettita con i razzisti che se la sono presa solo con la collega Mikaela Neaze Silva per le origini metà angolane e metà afghane, e non con lei, pur «essendo più abbronzata» —; personaggi inediti — come la parodia della ministra Fedeli — che si vanno ad aggiungere agli altri storici. Sono questi alcuni degli ingredienti della trentesima edizione di Striscia la notizia, al via lunedì alle 20.35 su Canale 5. Antonio Ricci è più in forma che mai, e tra una battuta e un sorriso, in conferenza stampa non risparmia davvero nessuno, a partire dal direttore di Canale 5, Giancarlo Scheri, seduto in prima fila.
La prima stoccata arriva quando parla dei «ritardi delinquenziali» di Mediaset nella gestione dei social network di Striscia, «che è per natura una fabbrica di contenuti virali: lo diventano su altre piattaforme e non sulle nostre. Tutto quello che è fuori dal nostro controllo non spetta a me… ma se va avanti così mi rompo». Poi, complice Greggio, la bordata più pesantuccia, in riferimento alla «decisione aziendale» («tafazziana», secondo il conduttore) di togliere Canale 5 dalla piattaforma Sky: «È come se uno avesse un negozio in centro, poi glielo spostassero in periferia dicendogli: bene, adesso fai molta più fatica per avere gli stessi risultati di prima. Nel momento in cui arrivano, all’azienda della tua fatica non importa niente». Restando in tema di polemiche, Ricci è anche tornato su quella con Flavio Insinna: «Il fatto che sia diventato inviato di Bianca Berlinguer è qualcosa che va al di là di tutte le pene che potevo augurargli. Povero uomo. E povera donna. Sono proprio due linguaggi che non possono andare bene insieme… poi, per carità, ognuno ha le sue perversioni».
E commentando i fuori onda resi pubblici da Striscia, con gli sfoghi di Insinna, Ricci ha ribadito: «Quando fai una polemica con qualcuno è ovvio che accendi i riflettori su di lui, gli dai importanza. Ma ci ha spinti a farlo il monologo di Insinna sul Paese gentile, che in realtà era una recita di quarta categoria. Se diventi improvvisamente leader della sinistra e in realtà fai così, allora te le vai a cercare. E posso assicurare che siamo stati leggeri, tante cose non le abbiamo mostrate». Striscia questa volta non si scontrerà più con Affari tuoi: «Che non ci siano più i pacchi, ma una trasmissione in cui bisogna dimostrare di sapere qualche cosa a noi non fa che piacere. Amadeus (che su Rai1 conduce I soliti ignoti, ndr) è un amico: una persona civile, simpatica e professionale. È un piacere averlo dall’altra parte».
Tra le altre certezze, quella di non volersi più occupare di Sanremo: «Ormai è una roba tra anziani, e poi Baglioni che canta passerotto non andare via… proprio non ce la farei». Certo, il periodo non è dei più floridi per la satira: «Quando a Renzi si è sostituito Gentiloni i satirici italiani hanno tentato il suicidio, ma non penso sia un pupazzo e Renzi il ventriloquo. La satira però è morta per mancanza di spunti. Come con Monti. Berlusconi per la satira era una cornucopia. Con lui vivevano di rendita tante trasmissioni». Gli fa eco Greggio, in versione cavaliere: «Ma non si preoccupi Ricciui che sto tornando. Anzi, intanto tutte le veline scartate me le mandi ad Arcore…».
(Chiara Maffioletti/Corriere della Sera, 22 settembre 2017)